Una Guerra genocida e silente

Blocco e Pandemia

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Il diritto internazionale, “embargo” dallo spagnolo “embargar: detenere” indica l’ordine dato ad una nave mercantile di non salpare o attraccare dal porto dello stato in cui si trova. In senso più ampio, per embargo si intende il blocco degli scambi commerciali deciso da uno stato nei confronti di un altro, per ragioni politiche o economiche, come misura di coartazione della libertà di decisione della nazione colpita da questo provvedimento.

Quindi la compravendita si realizza attraverso la triangolazione con un terzo paese che serve da intermediario per gli scambi e i pagamenti fra il paese produttore e quello sottoposto ad embargo. Questo è quanto accade, in versione più feroce, politicamente ed economicamente, contro Cuba, per decisione degli Stati Uniti nel momento in cui il popolo cubano, con la sua Rivoluzione, decide di dare un taglio definitivo a secoli di storia di colonia sottomessa e di dare avvio alla sua rinascita, alla sua indipendenza ed autodeterminazione.

Da quel lontano 1959 gli Stati Uniti, perdendo il dominio su una delle fonti del loro guadagno, ma soprattutto preoccupati che questa piccola isola si trasformasse in un esempio ben troppo pericoloso in un continente povero, sottomesso e sfruttato, non hanno dato un solo minuto di tregua a Cuba ed al suo popolo. Le varie amministrazioni statunitensi che si sono succedute durante questi lunghi anni, hanno applicato spietatamente non l’embargo, ma il “bloqueo”. Arrogandosi il diritto di decidere su questioni proprie della sovranità non solo dell’isola caraibica ma anche di altri Stati, hanno impedito a qualunque nazione di avere rapporti commerciali con questo paese, attraverso l’extraterritorialità, cioè l’applicazione di misure, sanzioni e persecuzioni extraterritoriali contro cittadini, istituzioni ed imprese di terzi paesi che intrattengono, o semplicemente cercano di intrattenere, rapporti economici, commerciali, finanziari o tecnico-scientifici con Cuba.

Il blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti è quanto di più crudele ed inumano ci sia nella politica internazionale e ha come unico obiettivo quello di distruggere la Rivoluzione Cubana con qualsiasi mezzo possibile, affamando e creando la disperazione della popolazione di quel paese e violando uno dei principi fondamentali ed imprescindibili dell’umanità che è quello dell’auto determinazione dei popoli. Questo principio sancisce il diritto di un popolo sottoposto a dominazione straniera ad ottenere l'indipendenza o comunque a poter scegliere autonomamente il proprio regime politico. Tale principio costituisce una norma del diritto internazionale generale. Infatti la Carta delle Nazioni Unite, al Capitolo I, articolo 1, paragrafo 2, individua come fine delle Nazioni Unite: “Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell'eguaglianza dei diritti e dell'auto-determinazione dei popoli...". Ciò è espresso ancora più chiaramente dalla "Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa" (CSCE) nell'Atto Finale di Helsinki del 1975, in cui si afferma il diritto per tutti i popoli di stabilire in piena libertà, quando e come lo desiderano, il loro regime politico senza ingerenza esterna e di perseguire come desiderano il loro sviluppo economico, sociale e culturale. Secondo il principio di autodeterminazione dei popoli, gli Stati della Comunità internazionale sono obbligati a non impedire o intralciare la volontà dei popoli, intesa come loro libertà di autodeterminare il proprio assetto costituzionale. Dall'adozione da parte dell’Assemblea Generale della Risoluzione 62/3 del 20 ottobre 2007 (mozione per chiedere agli Stati Uniti la cessazione del blocco approvata con 184 voti favorevoli, 3 assenti, 4 contrari - Isole Marshall, Israele, Palau, Stati Uniti - e l'astensione della Micronesia), ad oggi, sono state mantenute, aumentate e rafforzate le principali misure del blocco, le sanzioni economiche, la persecuzione delle attività imprenditoriali e delle transazioni finanziarie internazionali, con l’usurpazione di marche commerciali cubane e con l’aumento delle pressioni e delle rappresaglie contro coloro che commerciano con Cuba o intrattengono scambi politici, culturali ed artistici. È opportuno sottolineare che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è espressa già ben 28 volte contro il blocco. Il 6 maggio del 2004, è stato approvato il “Piano di Ricolonizzazione di Cuba”, elaborato da una Commissione Presidenziale creata su iniziativa del Ex Presidente George W. Bush, contenente anche un capitolo segreto, in cui sono state inserite misure ed azioni per portare allo stremo il popolo cubano, violando il Diritto Internazionale.

Nel 2007, il Programma anticubano dell’USAID (il cui capo è Josè Cardenas, ex dirigente della Fondazione Nazionale Cubano Americana FNCA - nota organizzazione anticastrista, finanziatrice anche di attività terroristiche contro la Revoluciòn - ha assegnato in un primo momento 13 milioni di dollari e successivamente nel 2008, 45 milioni da destinare al rovesciamento della Rivoluzione Cubana. I rappresentanti diplomatici dell'allora Sezione d’Interessi USA all’Avana, sono stati utilizzati per trasferire a Cuba somme di denaro, provenienti da organizzazioni anticastriste con sede negli Stati Uniti e ben note internazionalmente, per favorire l’attività dei gruppi sovversivi che agiscono in territorio cubano. Non si dimentichi che il diritto internazionale considera illegale il finanziamento dell’opposizione interna in un'altra nazione sovrana, in quanto è una violazione flagrante dei principi e delle norme tra gli Stati.

Tutti i paesi del mondo prevedono severe sanzioni penali per la difesa dell’indipendenza nazionale contro ogni tipo di aggressione straniera, identificando come delitto qualsiasi condotta che favorisca l’uso di mezzi o risorse che provocano sovversione. Il governo degli Stati Uniti, con un discorso pronunciato dall’Ex Presidente Bush al Dipartimento di Stato il 24 ottobre del 2007, è passato ad una fase palesemente più pericolosa nel decidere di ricorrere anche alla forza per minare la volontà di resistenza del popolo cubano e ricolonizzare il paese per produrre un “cambiamento di regime” conforme alla dottrina aggressiva ed egemonica della Casa Bianca. In base a ciò che sancisce dal 1948 la Convenzione di Ginevra per la Prevenzione e la Sanzione del Delitto di Genocidio, il blocco è un atto di genocidio ed un atto di guerra economica, come stabilito dalla Conferenza Navale di Londra del 1909, violando i principi della Carta di quest’organizzazione, i principi del diritto internazionale che regolano i rapporti tra Stati sovrani, i principi sulla libertà di commercio e navigazione internazionali sanciti da diverse istituzioni internazionali. 

I danni generati all'economia cubana superano la soglia dei 5 miliardi di dollari in un solo anno. Ai prezzi correnti, i danni complessivi durante i sei decenni di applicazione del bloqueo ammontano a oltre 144 miliardi di dollari. Considerato il deprezzamento del dollaro nei confronti dell’oro sui mercati internazionali, il bloqueo ha causato danni per più di 1.000 miliardi di dollari. E' cinico dire ai Cubani che il blocco non ha alcun impatto reale”, quando negli ultimi 18 mesi le disposizioni statunitensi contro Cuba hanno raggiunto livelli di ostilità mai visti prima. In aprile del 2019 l’amministrazione Trump ha riattivato il Titolo III della Legge Helms-Burton contro Cuba, che prevede che le società straniere che gestiscono strutture o beni confiscati durante la rivoluzione, possano essere citate a giudizio nei tribunali statunitensi; oltre a questo il governo statunitense ha aumentato le persecuzioni sulle transazioni finanziare e commerciali cubane, ha imposto il divieto di volo tra gli Stati Uniti e gli aeroporti cubani (eccetto quello di L’Avana), ha portato avanti una politica di intimidazione contro le aziende che riforniscono di carburante l’Isola e ha montato una campagna di discredito contro i programmi di cooperazione medica cubana all'estero. Da aprile 2019 a marzo 2020 (quindi pre-Covid), il bloqueo ha causato a Cuba perdite calcolate di 5 miliardi 570,3 milioni di dollari. Ciò rappresenta un aumento di circa 1.226 milioni di dollari rispetto al periodo precedente. Per la prima volta, l’ammontare totale dei danni causati da questa politica in un anno supera la barriera dei cinque miliardi di dollari, il che illustra l’entità dell’intensificazione del blocco in questa fase. Riportato ai prezzi attuali, e tenendo conto della svalutazione del dollaro rispetto all'oro, i danni complessivi generati dal bloqueo negli ultimi 60 anni superano i mille miliardi di dollari.

Inoltre, l’effetto negativo dell’extraterritorialità del blocco è inasprito dall'alta partecipazione degli USA nelle alleanze strategiche di imprese internazionali su scala mondiale, limitando drasticamente lo spazio economico in cui Cuba può operare ed impedendo il suo inserimento nel mercato mondiale. I danni provocati sono enormi e colpiscono ogni settore della vita del paese, dall'alimentazione alla sanità, dall'educazione alla cultura, alla comunicazione, ai trasporti, al commercio estero, allo sport e alla tecnologia. Poiché il blocco obbliga Cuba all'acquisto di alimenti, prodotti e strumenti di qualsiasi tipo in mercati lontani e con l’impiego di intermediari, i prezzi aumentano vertiginosamente provocando enormi perdite economiche e forti limitazioni per esempio sulla possibilità di offrire un’ assistenza adeguata ai malati con gravi patologie, visto che gli Stati Uniti hanno l’esclusiva per prodotti e tecnologie vitali per la terapia di varie malattie. Si ricordi, tra i numerossimi episodi di questo tipo, il rifiuto della ditta tedesca Siemens di riparare una macchina Gamma di alta tecnologia per la ricerca sull'oncologia, lasciando intendere che i pezzi di ricambio erano di provenienza statunitense e pertanto non possedevano il permesso d’esportazione da parte delle autorità di quel paese; o il fatto che Cuba abbia ricevuto solo 3 milioni di siringhe monouso per la vaccinazione infantile dall’Alleanza Mondiale per i Vaccini, poiché i rifornitori non potevano venderle se la destinazione finale era appunto l’isola caraibica.

Nel settore educativo, ci sono forti limitazioni per garantire gli strumenti e le attrezzature di base per lo studio, proprio perché si tratta di materiale che l’isola caraibica è obbligata a reperire sul mercato internazionale; senza parlare della forte difficoltà nell'acquistare attrezzature per la diagnostica, computer e strumenti didattici, generalmente prodotti in USA, per i centri educativi e di riabilitazione per i disabili. Il blocco ha quindi privato Cuba delle sue entrate provenienti dalle esportazioni di beni e servizi, ha ostacolato le fonti esterne di finanziamento del paese, provocando l’aumento dei costi; ha privato il paese della possibilità di accedere ai mercati vicini, con il conseguente aumento dei costi di trasporto provocato appunto dall'aumento della distanza geografica. 

E' da sottolineare inoltre il carattere criminale e genocida del bloqueo, soprattutto nel contesto dell’attuale pandemia, poiché l’imperialismo statunitense si è avvalso della componente extraterritoriale dell’embargo per privare deliberatamente il popolo cubano di respiratori, dispositivi di protezione individuale, tamponi, test rapidi e altre forniture mediche necessarie per gestire la pandemia. La disponibilità di queste risorse può fare la differenza tra la vita e la morte per i pazienti portatori del virus, così come per il personale sanitario che si prende cura di loro.

Ma non per questo lo sforzo cubano nella lotta contro il Covid19 è venuto a meno, anzi. Il modello cubano di prevenzione e contenimento del virus ha riscontrato grande successo sia in numero di contagi che di decessi, rimanendo uno dei più bassi e costanti al mondo. Già il 27 gennaio scorso, solo quattro giorni dopo che a Wuhan venisse decretata la quarantena, Cuba aveva già messo in atto un piano di prevenzione e gestione della, allora ipotetica, pandemia che prevedeva le mascherine obbligatorie anche all'aperto, la progressiva chiusura di certe attività come palestre e piscine, la sospensione dei trasporti interni e la chiusura dei confini. Oltre a questo — ed è qui dove troviamo la sostanziale differenza rispetto al resto del mondo — il sistema sanitario cubano è basato da decenni nella prevenzione e l’individuazione precoce delle malattie, permettendo così cure più semplici ed efficaci mantenendo le spese ridotte. I cittadini cubani, al posto di rivolgersi di persona a ospedali e pronto soccorso, ricevono visite periodiche di medici a domicilio. Tutto questo è possibile grazie al fatto che Cuba possiede il più alto tasso di medici per abitante al mondo (più di 84 medici ogni 10 mila abitanti. Il doppio che in Italia). I casi sospetti vengono portati in centri di isolamento, dove si svolgono gli accertamenti e i pazienti positivi vengono ricoverati in ospedale a prescindere dalla gravità del loro quadro clinico. È così che Cuba è diventata un esempio di successo nel contenimento del virus, mantenendo un tasso di contagi che non ha mai superato i 93 casi in un giorno e un ridotto numero di morti (123 al 29 ottobre). L’eccellenza in ambito medico è uno dei fattori che ha storicamente contraddistinto la rivoluzione cubana, non è quindi un caso che l’Isola stia sviluppando ben due vaccini contro il Covid19 (Soberana 01 e Soberana 02) i quali hanno già passato le prime fasi di sperimentazione e potrebbero iniziare a distribuirsi nel febbraio 2021. In molti nel mondo avevano  sperano in una politica di apertura da parte degli Stati Uniti nei confronti di Cuba poiché i discorsi dell'ex Presidente democratico statunitense Barack Obama lasciavano trapelare questa speranza, parlando di disgelo, concedendo misure come la fine delle restrizioni nei viaggi a Cuba e la concessione di rimesse in denaro più ampie. I fatti, però, hanno contraddetto tali dichiarazioni, visto che il Rapporto Annuale del Dipartimento di Stato degli USA, ha collocato per l’ennesima volta Cuba nella «lista nera», accanto a Iran, Siria e Sudan, dei paesi che gli Stati Uniti considerano sostenitori del terrorismo internazionale. C’è seriamente da chiedersi in che lista dovrebbero essere inseriti gli Stati Uniti, da parte di Cuba e di tutti i paesi del mondo sottomessi, aggrediti, sopraffatti e sfruttati per secoli dalla prepotente ed aggressiva politica egemonica-militare di questa nazione che condanna pubblicamente il terrorismo, ma poi lo sovvenziona, lo promuove e lo fomenta per i propri scopi di dominio politico ed economico. 

Poco più di un anno fa, il 21 marzo, arrivavano in Italia 53 medici provenienti da Cuba che fanno parte della Brigata Henri Reeve allo scopo di aiutare i medici della Lombardia nella lotta alla pandemia da corona virus. L’Italia ringrazia nuovamente votando contro la risoluzione presentata al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sulle ripercussioni negative delle sanzioni economiche applicate da alcuni paesi ad altri tra cui figura anche Cuba.

In quei giorni del marzo 2020 tutti gli italiani, i mezzi di informazione, i nostri politici ed i membri dell’allora governo Conte si congratulavano con l’isola caraibica che nonostante il blocco economico ed i primi casi di infettati dal virus registrati in patria avevano mandato i loro medici per aiutare il nostro personale medico in difficoltà a causa del decotto sistema sanitario italiano nella lotta al Covid 19.

Un anno dopo l’Italia rinnova la sua gratitudine al popolo cubano votando contro la risoluzione presentata al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sulle ripercussioni negative delle sanzioni economiche applicate da alcuni paesi ad altri presentata dalla Cina.

La risoluzione presentata da  Cina, Stato di Palestina e Azerbaigian, a nome del Movimento dei Paesi Non
Allineati ad eccezione di Colombia e Perù è comunque passata con 30 voti favorevoli, 15 contrari e 2 astenuti. Assieme all’Italia hanno negato il loro voto  favorevole anche Austria, Brasile, Francia, Germania, Italia, Giappone, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Polonia che si sono allineati alle politiche sanzionatorie degli Stati Uniti.

Tra le sanzioni che tale risoluzione condanna ci sono anche quelle applicate contro stati come Cuba, Venezuela, Siria ed Iran. Sanzioni che mettono in grave difficoltà questi paesi in un momento in  cui la pandemia provocata dal Covid 19 si è fatta più dura.

E’ vero che la memoria dell’italiano non va oltre il ricordo del risultato dell’ultima partita della squadra del cuore quindi non si può sperare che dopo un anno i nostri governanti si ricordino dei medici cubani ma purtroppo il governo italiano aveva già l’anno scorso, a poche settimane dall’arrivo dei medici cubani, manifestato una analoga riconoscenza verso il governo cubano votando contro un’altra risoluzione simile che chiedeva la sospensione delle sanzioni a causa della pandemia a Cuba ed altre nazioni.

Infatti l’anno scorso, nei primi giorni di aprile, a sole tre settimane dall’arrivo della Brigata Henri Reeve, in occasione dell’Assemblea Generale delle  Nazioni Unite l’Unione Europea ha votato assieme agli Stati Uniti, al Regno Unito, alla Georgia ed all’Ucraina per respingere il progetto di risoluzione proposto dalla Russia che avrebbe sospeso le sanzioni applicate a vari paesi data l’emergenza corona virus.

Ora, fino a prova contraria, ci risulta che l’Italia faccia parte dell’Unione Europea quindi in quell’occasione la decisione presa coinvolge anche il nostro paese come in quella presa alcuni giorni fa di votare contro la risoluzione presentata a Ginevra al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.

La memoria è corta ma il servilismo agli interessi degli Stati Uniti non conosce limiti: siamo dei servi e come tali ci comportiamo in campo internazionale. Non mi si venga a dire che adesso in Italia c’è un altro governo perché anche l’anno scorso il governo giallorosso, o meglio giallorosa, aveva votato allo stesso modo confermando la riconoscenza al popolo cubano per i loro servizi tra l’altro gratuiti. 







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